Il progetto Lingua Mamma prevedeva fin
dall’inizio il coinvolgimento delle scuole di quartiere. In particolare pensavamo
di farvi riferimento per presentare i laboratori e coinvolgere i bambini. Ci è
sembrato subito opportuno considerare la Scuola Elementare Carlo Pisacane,
situata nel cuore di Torpignattara. Rispecchiando la composizione multietnica
del quartiere, infatti, ospita la percentuale più alta di alunni stranieri,
circa il 97%. Un paio di anni fa questa scuola era salita alle cronache in
seguito alla protesta messa in atto da genitori e maestre contro la circolare Gelmini, che avrebbe
imposto un “tetto” al numero di studenti stranieri nelle scuole italiane e che,
se applicata letteralmente, avrebbe negato l’accesso a gran parte dei bambini
stranieri residenti. Ne seguirono aspre polemiche che i media hanno esasperato
definendo questa scuola “ghetto nero di Roma”.
A marzo abbiamo avuto un incontro con le
maestre della Pisacane, per presentare loro il progetto Lingua Mamma e
chiederne la collaborazione. Abbiamo così scoperto che, proprio in questi mesi,
nella scuola si sta costituendo una biblioteca per gli alunni che sarà
accessibile anche agli esterni. Offrire il nostro contributo alla costruzione
della biblioteca ci è sembrata una coincidenza incredibile e un’occasione
importante, sia per potenziare l’efficacia del nostro progetto sia per
costruire un legame fra la biblioteca Penazzato e la scuola Pisacane.
Per questo motivo abbiamo deciso di realizzare
i laboratori con i bambini direttamente nella biblioteca della scuola, fermo
restando il ruolo della Penazzato come riferimento e appoggio al progetto di ampliamento
e consolidamento della nascente biblioteca. La Penazzato potrà infatti sostenere
il progetto con dei prestiti di libri e ospitare l’incontro finale. In questo
modo i bambini dopo aver familiarizzato con la “loro” biblioteca, faranno
conoscenza con un’altra biblioteca, comunale e aperta al pubblico.
Si è posta poi un’altra questione, non
meno importante. Nella realtà del quartiere e della scuola, oltre alla comunità
bangladese, che è la più ampia, ci sono anche altre minoranze che non potevamo
ignorare. Diventa necessario, quindi, considerare anche altre lingue per
costruire un vocabolario comune a tutti.
Chiudiamo questo post con la citazione
integrale di una lettera scritta nel 2009 da un gruppo di genitori della
Pisacane, che descrive meglio di qualunque reportage la straordinaria quanto
quotidiana realtà di questa scuola.
Lettera pubblicata su
Metropoli di «Repubblica» il 22 febbraio 2009:
I nostri bambini non devono pagare i
conflitti dei grandi
“Siamo un gruppo di genitori della
scuola elementare Carlo Pisacane di Roma. A seguito delle polemiche sollevate
sulla nostra scuola nei giorni scorsi ed esasperati dai toni minacciosi di
alcuni genitori e dalle dichiarazioni di discredito apparse sui media,
scriviamo per far conoscere anche un altro punto di vista. Il VI municipio di
Roma, e Torpignattara in particolare, non sono un ghetto ma una realtà multiculturale
dove la progressiva penetrazione dei migranti ha reso evidente l’esigenza di
confrontarsi con il problema dell’integrazione dei nuovi arrivati nella
società. L’integrazione può essere la semplice annessione dei pochi nella
cultura dei molti, scelta che comporta l’assunzione di rischi di non poco
conto, o la condivisione di una realtà comune in continuo cambiamento, nel
rispetto reciproco e senza omologazioni. Sperando che l’intento comune sia
quest’ultimo, è chiaro che la scuola ricopre un ruolo di prim’ordine perché il
bambino straniero, che impara la lingua spesso meglio e più in fretta degli
adulti, e che interagisce quotidianamente con i coetanei, può diventare il
primo mediatore culturale della famiglia, trasferendo ad essa la cultura indigena.
Una lunga premessa per dire che quanto sta accadendo intorno alla nostra scuola
è mortificante e ignobile: mortificante perché non viene riconosciuto quanto da
anni la scuola sta facendo per la socializzazione e l’integrazione tra i
bambini; ignobile perché si sta volontariamente squalificando la competenza del
corpo docente, che ha dimostrato di saper offrire ai bambini, con una didattica
di qualità, la possibilità di un apprendimento scolastico senza lacune o
ritardi. In prima elementare i nostri figli, italiani, bangladesi, romeni,
polacchi, colombiani, filippini, algerini o egiziani, stanno imparando a
leggere e scrivere in stampatello e corsivo. Riconoscono i numeri pari e
dispari, ordinali e cardinali, eseguono le addizioni con “3 numeri” e qualcuno,
avendo capito “la magia” delle operazioni, sa già eseguire le sottrazioni prima
che la maestra le abbia spiegate. Insomma, arrivano alle medie senza difettare
di preparazione o conoscenza, come affermato più volte dagli organi preposti
alla valutazione didattica. Ma soprattutto vanno a scuola sereni e incontrano i
compagni italiani, bangladesi, romeni, polacchi, filippini, algerini,
colombiani o egiziani, alle feste, in palestra o al cinema. La Pisacane non è
un Eden. I problemi tra chi non parla la stessa lingua ci sono e non si possono
negare, ma non si deve trasferire nella scuola il conflitto tra adulti che ha
origine nelle difficoltà del quartiere. E’ complicato chiedere di versare 5
euro per la cassa comune o tradurre il verbale del consiglio di classe, ma è
anche bello scoprire che all’iniziativa, a pagamento, del teatro per carnevale
ha aderito l’85% dei bambini. Screditare la Pisacane è un atto vigliacco
operato da chi vuole usare i bambini per fini diversi da quelli
dell’integrazione e della cultura, costringendoli a subire l’insofferenza e
l’ostilità di chi si nasconde dietro all’integrazione per mascherare il
“gattopardesco” desiderio di cambiare tutto senza cambiare nulla. Rivolgendoci
a loro ci viene da dire: attenzione, quello che si semina si raccoglie.
Rivolgendoci a voi, che leggete, un invito: venite a vedere, la Pisacane è
aperta a tutti!
Paola Piovesan, Tiziana Catonio, Silvia Miele, Rupali Gomez, Ahlam Soudi,
Elena Cercere, Edith Pilien, Andrei Perianu, Chen Mei, Ombretta Burla, James
Gomez, Adnan Chami, Rid Ali, Xiao Juan
22 febbraio 2009
cfr. anche:
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